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giovedì 31 dicembre 2015

Tu sola...


Un' umile riflessione sul concetto di ecumenismo


Prendendo spunto dalle riflessioni spulciate qua e là circa le sollevazioni e le critiche mosse a p. Cantalamessa per il suo 'ridimensionare' il culto mariano, anche la Pulzella vuole far udire la sua voce.

Voglia di ecumenismo... a tutti i costi
Premesso che l'idea prevalente dagli anni '60 in poi è quella nota come "ecumenismo del non ritorno" (= ognuno trova la sua salvezza a casa propria, anche extra Ecclesia, senza preoccuparsi se ivi sia o meno la Verità), taluni fanno di tutto per appianare differenze e divergenze, dimenticando che nel riconoscimento onesto e leale della diversità risieda il riconoscimento stesso delle relazioni e dunque delle identità. Siamo pervasi da una manìa di dialogare con tutto e con tutti, e, pur di seguire lo slogan che è meglio cercare ciò che unisce, finiamo col perdere la nostra fisionomia e il nostro volto. Questo è quello che più o meno sta capitando da qualche decennio a parte della Chiesa.
Oggi è il turno della Beata Vergine Maria.

Nosce te ipsum (prima di tutto)
Il primo segnale di una persona normodotata che intende mettersi a confronto con qualcun altro è primariamente il presupposto di aver ben chiara la propria identità, per poter così esprimere serenamente e lealmente il proprio pensiero; questo, e solo questo, è la premessa necessaria per ogni vero 'dialogo' (dià- leghein, dire contro).
Ora, al contrario, una parte degli "uomini di Chiesa" sembra aver dimenticato ciò e da almeno cinquant'anni si va cancellando ogni traccia di identità, cioè di 'differenza specifica' della e nella Chiesa, in nome di un presunto dialogo ecumenico.

il Principio di non contraddizione
A questo principio di parmenidea memoria, se ci è lecita l'espressione, "obbedisce" persino Dio stesso, in quanto non può allo stesso tempo essere vera una cosa e il suo contrario (Dio non può essere al contempo buono e causa del male, per es.); eppure nel seno di questo tipo di ecumenismo si accolgono le proposizioni e le affermazioni più disparate, che da sempre sono state rigettate dalla Chiesa come errate e fuorvianti. Ne è un esempio il cavallo di Troia circa la discussione sulla nullità dei matrimoni, i quali (a detta di certi teologi progressisti), se contratti senza fede, risulterebbero nulli, senza badare minimamente che così si inclinerebbe l'intera teologia sacramentaria che ha nell'opus operatum l'intera chiave di volta della sua struttura (si farebbe passare cioè il sacramento, da segno efficace della grazia, a mero sacramentale).
Eppure ci "deve essere" spazio per tutti; "inclusivismo" ad ogni costo, anche quando a furia di "accogliere" (non si sa bene chi) si dà ospitalità e alloggio agli errori e si calpesta il principio di non contraddizione e l'identità propria (esponendosi al rischio di essere poi poco credibili, se non proprio di diventare risibili).

Come dicevamo, questo è il turno di Maria Santissima. Per non offendere il "dialogo" è necessario calibrarne il peso, ridimensionarne il culto. Politicamente corretto, è chiaro.
 Quando sarà il turno della santissima Eucaristia??? Quando si rinuncerà alla fede nella presenza reale in nome dell'ecumenismo?

Quello che i teologi alla moda hanno dimenticato
San Vincenzo di Lerin fornisce alcune considerazioni, almeno quattro note per poter ritenere uno scrittore ecclesiastico un "padre" e per potersi accostare alla sua dottrina come ad una fonte sicura. Ce n'è una (di queste note) che però è sistematicamente e maliziosamente dimenticata: la santità di vita dell'autore!

Ora la Pulzella si chiede e vi chiede:
 quanti di questi novatori ecumenici e teologi di grido sono diventati santi negli ultimi 50 anni? Quanti?
Basta spulciare su Wikipedia la vita di qualche protagonista alla Danielou...

Ecumenismo dell'esotico e del 'lontano'
Un'altra cifra di questo ecumenismo è quella di essere unilaterale. Essì. Mica per tutti. Mentre si parla di intercomunione con i "fratelli" separati e così via, poi con i "lefevbriani" ci si comporta peggio che con i figli della serva. Con chi "sbaglia" rotta e "orientamento" a Roma, ci prendiamo il lusso di essere misericordiosi, ma con i Francescani dell'Immacolata... beh, è un altro discorso!

De Maria numquam satis (S. Bernardo)
Tra le varie storture presenti nella vita della Chiesa, mi pare che l'ultimo problema sia il ridimensionamento del culto mariano, non concesso che sia stato mal interpretato nei secoli passati.
Ci doni Dio pastori la cui parola sia conforme al loro comportamento piuttosto! E che siano innamorati di quella che san Pietro nella sua lettera chiama "la meta della vostra fede": la salvezza delle anime.

Questo blog non si propone di essere qualcosa di specialistico, ma di arrivare alla semplicità del cuore di quei piccoli tanto lodati e amati da N. S. Gesù Cristo: a noi basta sapere una cosa... se il vertice della vita cristiana è diventare santi, i Santi hanno tutti solamente fatto una cosa, tutti: amato e imitato Maria Santissima. Questa è la mariologia dei semplici!

                                                              la Pulzella

mercoledì 30 dicembre 2015

Immigrazione e massoneria

il Ss. Nome di Maria

Risultati immagini per bandiera europea



Se nelle premesse di questo blog troviamo anche quella di offrire qualche spunto critico per leggere i fatti della cronaca quotidiana, ci occuperemo oggi di una tematica tanto attuale come quella dei flussi migratori che stanno ridisegnando il volto dell'Europa. Cerchiamo di capirci qualcosa.

Qual'è la matrice dell'attuale fenomeno migratorio?

Come è noto, l'instabilità politica del vicino oriente (la definizione di 'medio oriente' non è corretta, in quanto la prospettiva geografica da cui proviene è quella americana e non quella europea) ha ingenerato una specie di esodo verso i paesi dell'europa, una emorragia di persone, perlopiù uomini, prodotta dalle cosiddette 'primavere arabe'.
Sembra evidente però che, nella migliore delle ipotesi, tale fenomeno sia sfuggito di mano ai governi dei paesi della Unione europea.

Un comune denominatore?

Sembra di sì. La cifra che maggiormente caratterizza questi flussi migratori è una estrema uniformità culturale, linguistica talvolta, e soprattutto religiosa: islamica. Un'europa quasi del tutto addormentata nel sonno dell'indifferenza e dell'immobilismo culturale non sembra minimamente prestare attenzione a questo dato antropologico e culturale; sembra anzi ben lieta di abbassare le proprie insegne e di rinunciare a quelle caratteristiche che nei secoli le hanno impresso una fisionomia, una identità.

Se ci fosse sotto dell'altro?

Gli amici della Pulzella maliziosamente si chiedono quale sia il ruolo dei vari circoli massonici in tutto questo e cercheranno ora di dare qualche risposta:

1. Progressiva anestesia della coscienza critica collettiva.
Come è noto, nel tardo impero, gli imperatori per garantirsi tranquillità di governo e la possibilità di agire e guidare indisturbati la vita politica, usavano blandire il popolo con il celebre binomio del panem et circenses, più o meno quello che le reti televisive vanno propinando tra reality e partite di calcio, piccoli e apparentemente innocui diversivi che vanno però via via limitando l'attenzione collettiva e l'opinione pubblica sui fatti riguardanti la vita civile e l'amministrazione dello stato. Ne è un esempio lampante, per fermarci alla cronaca di oggi, che il primo punto dell'agenda politica del governo italiano (notare: il terzo non eletto!) per l'anno venturo sia il progetto di legge relativo alle unioni civili, mentre sembra più che evidente che, tra il terrorismo internazionale e una crisi economica senza precedenti, le priorità della vita sociale dovrebbero essere altre.
2. La fiera del politicamente corretto.
La mentalità che da più parti, tra cui frange catto-progressiste e catto-comuniste, si sta cercando di instillare nell'opinione pubblica è quella del 'politically correct', una variante geneticamente modificata degli Ignavi di dantesca memoria. Oggi si va insegnando e gridando su tutti o quasi i mezzi di comunicazione che non è lecito o non è morale porsi degli interrogativi critici, ma bisogna accettare supinamente tutto quanto accade e viene propinato; una sorta di 'everything goes' tanto cara ai filosofi utilitaristi. Allora non è più di moda guardare il mondo con la lente critica della nostra ragionevolezza (la filosofia è indagine critica e razionale che rende ragione delle proprie affermazioni), o così vogliono farci credere, ma nessuno si prende poi la briga di spiegarne il perché. D'altronde è più comodo per tutti spegnere il cervello e accendere il televisore.
3. Abbassamento del livello culturale medio.
Qui si raccolgono i frutti del '68. Cultura e accessibilità alla conoscenza per tutti. Peccato che poi però sia nelle scuole che nelle università il livello di cultura generale medio si sia drammaticamente abbassato tanto da far comparire l'italia nel fanalino di coda delle statistiche europee (ammesso che siano veritiere) nel livello di cultura medio. Tra un progetto Erasmus e l'altro abbiamo creato generazioni di tecnici intruppati nelle loro belle caselle degli 'obiettivi da raggiungere' ma poi abbiamo ucciso i pensatori, quelli che non si accontentano di pensare con il cervello televisivo (vedi gli aspiranti magistrati con tanto di laurea che all'esame di stato scrivono 'veperata quaestio' anziché vexata).

Massoneria?

Sì. Tutto questo ha l'aria di essere un gioco perverso pianificato a tavolino per sostituire lentamente i popoli europei con popolazioni meno atte alla vita speculativa ma più consone ad essere 'forza da lavoro', secondo le dichiarazione della buona Merkel che giustifica la necessità di almeno 200 milioni di rifugiati per pagare le pensioni di domani a tanti vecchi tedeschi.
Se da una parte i governi europei giocano a incoraggiare l'arrivo di intere truppe dal Vicino oriente, dall'altra a casa loro giocano a minare la solidità del tessuto sociale e della natalità attraverso leggi perverse e prevaricatrici contro famiglia e legge naturale, a favore di 'diritti omosessuali' e leggi contro la vita, dal suo concepimento (aborto), alla sua fine (eutanasia).
Risultati immagini per riforma liturgicaMassoneria che sembra aver tramato per anni persino dentro la Chiesa, attraverso una riforma liturgica (la cui storia è tutta da ri- scrivere) che ha fatto via via perdere al sensus fidei fidelium la percezione del carattere soprannaturale della vita e dei sacramenti e, a lungo andare, ha indebolito la fede nella presenza reale di N. S. Gesù Cristo nella Ss. Eucaristia, vera chiave di volta di tutto l'edificio cristiano.
Il gioco è presto fatto: una massa europea informe e inerte pronta ad essere silenziosamente sostituita.

Per un cristiano e italiano l'accoglienza è sempre lecita e buona?

Una Metafora

Risultati immagini per pater familiasLo stato dovrebbe comportarsi come un buon padre di famiglia. Ora, un padre che, per sfamare i figli della convivente del vicino di casa, trascura i suoi, non fa né un'opera buona, né (cristianamente parlando) un'opera meritoria, anzi fa peccato. Questo tipo di doveri di giustizia sono legati e regolati infatti  dal IV Comandamento, oltre che essere qualcosa di assolutamente evidente alla logica.

Ricordiamo che se il cristiano professa la sua fede nel 'Dio Amore' (vedi il credidimus Charitati e il quoniam Deus Charitas est di memoria giovannea) al tempo stesso san Paolo precisa le caratteristiche di questo culto, in Romani 12, 1, quando parla di loghike latreia, adorazione logica, ossia ragionevole, cioè che chiede qualcosa di più dell'abbandono cieco, ma l'assenso ragionato e ragionevole del cuore e della mente. Il Dio di Cristo non è un 'buonista' a cui tutto va bene, no. Chiede un amore vero, ponderato, libero.

La Carità, dunque, massima tra le virtù, ha caratteristiche di ragionevolezza; non è la coperta che nasconde oves et boves et universa pecora campi.

Se lo stato si comportasse come un buon padre sistemerebbe i suoi figli, e poi quelli del vicino. Questo non accade. E' morale ciò???



Cosa c' entra il Santissimo Nome di Maria?

E' opportuno qui ricordare che tutte le volte che l'Europa ha corso il rischio di perdere la sua identità e la sua fede, il Nome di Maria è stato l'unico baluardo ad averla difesa e salvata, da Lepanto (7 ottobre 1571) alla Battaglia di Vienna (12 settembre 1683).
Oggi, guarda a caso, una riforma liturgica infetta di massoneria ha espunto questa ricorrenza (in italia solo le diocesi di Como e Milano la celebrano, almeno nella forma ordinaria del rito romano). Oggi al Nome di Maria Quae cuncta interemisti heresis si preferisce talvolta perfino nelle chiese predicare una fratellanza universale e sincretistica che non tiene conto delle diversità, e dunque delle identità, e al Deus sabaoth si è sostituito proditoriamente il Dio dell'universo!
Forza, Europa. Svegliati dal tuo letargo!




"Qualis Missa, talis sacerdos"


"quale felicità dire la Messa... è ben da compiangere quel prete che fa ciò come se fosse cosa ordinaria" (St. Curé d'Ars)


La Pulzella invita gli amici lettori, ma specialmente i sacerdoti, a scoprire l'enorme ricchezza di insegnamenti e spiritualità che sta racchiusa nel cuore dell' umile Curato d' Ars, gigante apostolo della Presenza reale e martire intrepido del Sacramento della Confessione.

Durante un esorcismo, il demonio che parlava per bocca di un'ossessa, ebbe a fare un felice 'complimento' del buon Curato: "se ci fossero tre preti come te il mio regno sarebbe finito"

e ancora: " Perché sei così semplice e non predichi come i preti di città; mi piacciono i grandi sermoni... parlano, parlano e non annoiano nessuno e la gente continua a vivere come vuole"

Chi scrive è convinto che gran parte delle persone che smettono la pratica religiosa e si allontanano dalla via dei sacramenti, lo faccia perché semplicemente ha perduto il fascino dell'incontro con Gesù Cristo.
Spesso ci si scontra veramente con lunghi predicozzi della domenica che lasciano il cuore di chi ascolta tale e quale a come è arrivato.
E' la santa Messa il primo "luogo" di incontro con Cristo e il suo mistero di Amore; è lì che parla alle anime.
Guardiamo, specialmente ai preti lo dico, all'umile parola del Curato d'Ars! Tanto umile da essere di una franchezza sconvolgente; tanto disadorna da arrivare all'essenziale e smuovere i fondacci delle coscienze a cambiare vita, a 'convertirsi', per davvero, e lasciarsi lavare e purificare dal santo lavacro della Confessione: questi sono gli esempi della vera misericordia, e a dirlo è, paradossalmente.... il diavolo.

Nella nostra epoca sembra che il taglio 'pastorale' abbia preso il sopravvento su tutto e su tutti, finendo però inevitabilmente ad annunciare i contenitori anziché i contenuti e che la ricerca spasmodica di nuove forme e nuovi linguaggi sia divenuta il fine dell'annuncio cristiano: l'umile linguaggio del Curato d'Ars torni a risuonare nelle nostre chiese e rimbombare nei tanti cuori di coloro che davvero cercano Dio sine glossa, sine glossa!



L'anelito estetico

ossia

il desiderio dell'uomo di fare "esperienza" di Dio



Come primo articolo di questo neonato blog, ho voluto sviluppare qualcosa di generale, una tematica che faccia da sfondo a quelle che seguiranno, che ne sia in qualche modo la premessa e la conditio sine qua non, una sorta di 'elemento fondamentale', appunto.

Chi conserva memoria degli anni del liceo non può dimenticare quanto i professori di latino e greco abbiano insistito sull'incipit dei grandi poemi epici, detto appunto "accusativo epico", il modo, cioè, con cui gli autori solevano indicare in maniera più che sintetica la tematica che in quell'opera avrebbero poi sviluppato.
Ebbene, l'accusativo epico della Pulzella sta racchiuso in un pronome relativo che in modo apparentemente poco elegante e disadorno dà inizio alla prima lettera dell'Apostolo Giovanni. QUOD, ciò che.
In questo monosillabo risiede il riassunto di tutto quello che un cristiano degno di questo nome dovrebbe 'sentire'.

Leggiamo insieme l'incipit:

"Ciò che fu dal principio, ciò che ascoltammo, ciò che con i nostri occhi vedemmo, ciò che osservammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita: la vita infatti si era manifestata, l'abbiamo vista, ne rendiamo testimonianza e annunziamo a voi la vita eterna [...] queste cose vi scriviamo perché possiate gioire e perché la vostra gioia sia piena"

L'uomo, come tale, ha inscritto nel proprio tessuto ontologico la capacità di 'fare esperienza', cioè di relazionarsi attraverso i sensi con la realtà che lo circonda, di 'dialogare' con ciò che è 'altro da sé', la cosiddetta Alterità dei soggetti. 
La percezione di questa alterità , dunque, costituisce la "relazione", la quale determina assolutamente a sua volta l'identità.

Perché dunque il 'quod' di cui abbiamo appena parlato è l'accusativo epico della Pulzella?
Cosa ha a che fare con l'uomo?

Perché attraverso quel 'quod' scopriamo e andiamo alla radice di tutto l'insegnamento cristiano: Gesù Cristo!

E' questo che la voce della Pulzella vuole far risuonare potentemente nel deserto delle nostre città e villaggi tanto abituati all'indifferenza: Gesù Cristo non è un concetto astratto per i filosofi o per gli illuminati; non è una verità astrattamente gnostica che rimane incomunicabile o, tuttalpiù, comprensibile ai pochi.
 Egli è una Persona viva, anzi, la Persona per eccellenza. Questo annunciamo: Egli si è reso toccabile, udibile, esperibile insomma. E chi Lo incontra scopre il segreto della vera gioia e il senso della vita (ut gaudium vestrum impleatur, perché la vostra gioia sia piena!).

Nella lingua greca, il verbo 'aisthanomai', da cui la lingua italiana mutua la parola estetica, esprime l'esperienza e la percezione con i sensi. A buon diritto possiamo dire che il Dio di Gesù Cristo sia un Dio che per comunicare Sé medesimo e il suo amore, non rinuncia alla dimensione 'estetica', cioè della percezione, al rendersi percepibile, comprensibile, ma anzi, decide di comunicarsi all'uomo con il linguaggio che a lui è più proprio, il linguaggio dell'esperienza sensibile: questo è il Mistero dell'Incarnazione, l'atto cioè con cui Dio si comunica all'uomo diventando Uomo Egli stesso nel grembo verginale di Maria Santissima ed elevando lo stesso corpo umano  (chiamato spesso da san Giovanni sarx, carne) alla dignità sacramentale fino a scegliere di essere nostro cibo e nostro "contubernalis" nella Santissima Eucaristia.

Quanto l'uomo d'oggi, ma in particolare la nostra gioventù, cresciuta senza sogni e senza paradigmi, tremendamente assetata di senso e di bellezza ha bisogno di questo fondamentale annuncio!
Ogni uomo matura la propria identità e la propria autocoscienza a partire dall'incontro con l'Altro. 

Questa è la dimensione estetica che la Pulzella vuole svegliare nel cuore dei suoi lettori.
 Per rispondere a quell'anelito di senso, di verità e di bellezza che ci dice chi noi siamo e cosa siamo al mondo a fare, è necessario ripartire da Gesù Cristo, vero fondamento di qualsiasi estetica, cioè di qualsiasi percezione che l'uomo fa. 

                                                                  Sebastiano della Fonte
                                                          araldo della Pulzella

martedì 29 dicembre 2015

La missione della Pulzella 



lo scopo di questo blog


La finalità di questa piattaforma virtuale è quella di offrire al maggior numero di lettori possibile una chiave di lettura dei molteplici aspetti della realtà, uscendo il più possibile dagli stereotipi e dai luoghi comuni del pensiero unico dominante.

Non ci sono preclusioni tematiche di sorta, ma ci permetteremo di toccare ambiti diversi, tali la filosofia, la politica, l'etica e l'estetica. L'unico filo conduttore sarà lo sguardo cristiano sul reale, il quale impone per definizione il non limitarsi agli stretti orizzonti del "politicamente corretto" e del "così fan tutti".

Questo blog intende, insomma, offrire qualche umile ma autentico criterio utile a potersi confrontare e capire un mondo sempre più preda di uno sfrenato e disumano relativismo conoscitivo che lascia l'uomo impotente e disarmato difronte ad una realtà che sempre più lo incalza e lo interpella.

La Pulzella sia dunque, nelle intenzioni e negli auspici, una voce alta e pura che scuota le coscienze di chi dorme e fortifichi i passi di chi è già impegnato nella lotta per un "regno" che non è di questo mondo, ma che in esso vive e che si costruisce di pietre vive e scelte quali sono i cuori degli uomini.
Occorre ricordare le parole di N. S. Gesù Cristo nel vangelo di Matteo: "non la pace sono venuto a portare, ma la spada". Giovanna d'Arco, mistica e guerriera al tempo stesso, ci sembra la voce ideale per richiamare quelle coscienze che, desiderose di Vero e di senso, si trovano prigioniere di un'Europa senza volto e senza identità.

VIVAT  CRESCAT  FLOREAT



                                                                    Sebastiano della Fonte

                                                                        
                                                                       Araldo della Pulzella