EDITORIALE: Sinagoga potentium (ps. 85), sul senso e i
paradigmi evangelici della 'cortigianeria'
L'evangelista san Giovanni, al capitolo 19 del suo
Evangelo, inquadrando le parole proferite dal sommo sacerdote Caifa dentro la
cornice del Litostrato, mette in luce e smaschera tutta l'ipocrisia della
vecchia sinagoga, che pur di difendere la propria posizione se ne infischiava
altamente di verificare se in Cristo davvero si realizzavano le promesse
messianiche. Troppo preoccupati delle sovrastrutture legalistiche e precettuali
che garantivano loro una discreta sopravvivenza ed un ruolo sociale tutt'altro
che marginale nella società ebraica.
Ecco dunque, nella concitata drammaticità del racconto
giovanneo, il disperato e nervoso tentativo di Caifa, modello degli ipocriti di
tutti i tempi, di spingere Pilato, simbolo e corifeo per eccellenza degli
ignavi di ogni epoca, a pronunciare una ingiusta condanna facendo leva sull'opinione
pubblica che avrebbe fatto arrivare a Roma - guardate che coincidenza - la sua
eco, facendogli forse perdere il favore del potente di turno, in quel caso
l'imperatore.
Ed ecco servito un bel cocktail di ignavia, ipocrisia e
servilismo.
Dato che oggi va di moda - forse troppo - mettere al
centro della vita della Chiesa la "Parola" (anche se a volte poi si
dimentica il genitivo epesegetico: di Dio), mi è sembrato opportuno partire
proprio dal racconto evangelico per inquadrare un evento di cronaca che ben si
rispecchia nel solco tracciato da Caifa e Pilato.
Sto parlando dell'articolo apparso qualche giorno fa
sulla Stampa a firma di Tornielli e Galeazzi, il quale tenta di tracciare una
lista di proscrizione dei siti e blog che - A LORO DIRE - sarebbero ostili al
regnante Pontefice e simpatizzanti satelliti mediatici del presidente russo
Putin.
Frequentando spesso e volentieri tali blog, che per me
sono una fonte incontaminata di notizie che potremmo a buon diritto chiamare di
"contro-informazione", dal momento che esprimono con chiarezza anche
tematiche e notizie irrintracciabili sulla stampa comune e comunque su quella
che sembra ormai la "stampa di regime", ho sempre ravvisato profonda
oggettività nell'esposizione delle opinioni, oggettività, appunto, suffragata
da prove documentarie del magistero, della storia ecclesiastica, dei Padri e
così via. Accanto a ciò, un profondo rispetto per il Santo Padre, il quale - è
da ricordare - chiede spesso di esprimersi con "parresia", quella
franchezza e schiettezza tutta evangelica che è aliena del tutto dai
compromessi e dalle ambiguità tipiche di chi, per superbia o per tornaconto, ha
paura di esprimersi celandosi dietro la mesta patina di una finta umiltà,
obbedienza e qualsiasi altro comportamento peccaminoso travestito da virtù.
Che la vita della Chiesa stia attraversando l'ora delle
tenebre è sotto gli occhi di tutti i normodotati che amano il Corpo
Mistico.
Chi non se ne vuole accorgere sono i cialtroni e gli
ipocriti che, come Caifa, sanno che l'ora della "sinagoga potentium",
la sinagoga dei potenti, è tramontata, che è finito il tempo delle
sovrastrutture e il Re sta pulendo la sua aia e che il campo della Chiesa sta
per essere cribbiato come il frumento. Ma questa gente è scaltra, è inchiodata
al ruolo che occupa, ai privilegi di cui gode, e come Caifa, ancora una volta,
non è minimamente interessata al punto di vista di Dio, semplicemente perché
non gli interessa, vivendo un cristianesimo naturalista e devoto che è tutto
immanente e per nulla trascendente, una religione umana e antropologica, per
nulla divina e tutta incentrata sull'uomo e sulla sua vita e felicità su
questo mondo.
Allora, quando le argomentazioni logiche, teologiche,
apodittiche non bastano più (perché in realtà non ve ne sono: contra factum non
valet argumentum, la realtà è superiore alla discussione), allora si ricorre
all'astuzia di inoculare malignamente nel cuore degli ignavi, dei falsi
prudenti, di chi insomma, come Pilato, non sa che pesci pigliare per salvaguardare
la sua poltrona, allora - dicevamo - non serve che paventare il pericolo di
distaccarsi dal potente di turno, fosse anche il sommo Pontefice.
Questa è la tattica utilizzata dalla Stampa da Tornielli
e Galeazzi.
Questo è il sistema dei pronipoti di Voltaire:
"calunniate, calunniate che qualcosa resta sempre attaccato".
Qui, parlando della vita della Chiesa, quello che c'è in
gioco non è un modo di pensare o una diversa prospettiva da cui guardare le
cose; no. Quello che c'è in ballo è la nostra adesione o meno alla Verità, che
- lo sappiamo - non è un concetto astratto, ma la Persona stessa di N.S. Gesù
Cristo.
Una cosa, nel quarto Vangelo, accomuna Pilato e Caifa: il
loro comune DISINTERESSE alla Verità, originato dalla medesima volontà ipocrita
di essere sempre e comunque sul carro del vincitore.
"Quid est veritas?" che cos'è la verità -
domanda Pilato - salvo poi voltare le spalle alla Verità ed entrare a piè
pari nel regno del compromesso e della menzogna.
Ai due articolisti della Stampa sembra non
importare dove stia la verità, ma fare di tutta l'erba un fascio
ergendosi proprio su quel pulpito da cui si insegna ad accogliere, non
giudicare, essere misericordiosi, includere ecc. ecc.
Cari Tornielli e Galeazzi, la Pulzella questa volta vuole
prendere a prestito le parole di quella servetta nel freddo cortile del sommo
sacerdote che smascherano il tradimento del primo Pietro: "la tua parlata
ti tradisce!"
Sia lodato Gesù Cristo!
Ci scusiamo per la pessima qualità grafica ma sembra che
qualcuno si diverta a boicottare questo articolo!
In attesa di migliorarlo!