Pusillus grex (parte prima)
"non temere piccolo gregge, poiché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il regno" (Luc. 12, 32)
Qualche riflessione sul "piccolo gregge"
Dopo il nostro articolo dedicato alle mondanità romane, un nostro lettore si domandava : "e adesso che si fa?". Proviamo a fare il punto della situazione attraverso una analisi di quanto accade per offrire qualche risposta plausibile a questa domanda tutt'altro che scontata.
Perché la crisi nella chiesa?
Prima di parlare del "pusillus grex" è bene qui affrontare per punti quelle che riteniamo essere le "crepe" che minano dall'interno la solidità dell'edificio Chiesa. Fatto questo, affronteremo poi come il fedele si debba comportare alla luce di queste considerazioni.
Partiamo dalla base:
1) la formazione nei seminari.
La formazione nei seminari, negli anni dopo il Concilio, ha via via perso la sua fisionomia di essere un tempo di preparazione, di "ascolto della voce dello Sposo". Ora, NON ESISTE UN GRAN SANTO CHE NON SIA PRIMA UN GRANDE UOMO; per dirla difficile, ci vuole una solida antropologia teologica. Ossia, ad una buona riuscita nel ministero sacerdotale, occorrono almeno due cose essenziali: grande preparazione culturale e grande preparazione spirituale. Andiamo con ordine.
Un gigantesco campanello d'allarme è la scomparsa (pressoché totale e malcelata) della lingua latina dal piano degli studi, salvo forse qualche blanda infarinatura per salvare l'apparenza (a questo proposito basti pensare a quei cardinali - parole del card. Ravasi - che non hanno capito un tubo delle dimissioni di Benedetto XVI mentre egli parlava). Questo sembrerebbe un dato insignificante, salvo poi che molto del tesoro della Chiesa sia racchiuso in questa lingua e RIMANE non tradotto e alle volte non traducibile. QUESTA E' UNA SCELTA MALVAGIA E PIANIFICATA (quella di aver eliminato il latino dal percorso degli studi) per impedire anche a quei chierici migliori di attingere alle fonti della tradizione della Chiesa e servirsene per il bene delle anime. Sfido chiunque a trovare giovani preti che siano, non dico bilingui, ma almeno autosufficienti nella comprensione di questa lingua.
Chi scrive sa e ha visto cosa significhi in un esorcismo o nella lotta contro il demonio usare il Rituale Romanum piuttosto che quei testi annacquati nelle varie lingue vernacole; questo, state tranquilli, non lo dice mai nessuno!
Hanno privato i giovani preti della possibilità di accedere a tutto quel bagaglio di sapienza che forma la "lotta spirituale", la teologia mistica e ascetica, la vera liturgia ecc. ecc.! Tutto questo a scapito delle anime!
Ancora, la formazione culturale è fragile, priva di un'ossatura filosofica, teologica e apologetica seria e solida. Non dico di tornare agli studia humanitatis (che peraltro farebbero un gran bene), ma almeno avere chiari i fondamenti della dottrina Cristiana. Quante volte capita di sentire nelle prediche grossolani errori di Cristologia che a loro volta saltano fuori da errori nel corretto uso della ragione (filosofia) più grossolani ancora!? Alla Pulzella è capitato di sentire tali prediche!
In secondo luogo, pochissima preparazione spirituale.
Secondo Giovanni XXIII, cinque dovrebbero essere i pilastri della vita di un chierico:
- la santa Messa
- il breviario
- la corona (Rosario quotidiano)
- la meditazione
- la lettura spirituale
Qui non parleremo della Messa, ne tratteremo altrove. Parleremo del Breviario però, almeno di quello che ne resta, ossia la Liturgia delle Ore.
Nessuno lo sa, o pochissimi almeno, ma sono stati persino espunti tre salmi (57 82 108), perché il loro carattere imprecatorio non era ritenuto conforme alla mens dell'uomo contemporaneo, al suo modo di sentire insomma, come se la parola di Dio vada bene o meno secondo le mode e le stagioni (Gesù, da buon ebreo, praticava l'intero salterio settimanalmente). E sezioni di altri salmi, tipo il 109, tolte per gli stessi motivi. Naturalmente se ne accorge solo che ha dimestichezza col precedente Breviarium romanum scritto in latino: dunque pochissima gente. Il salterio spalmato in quattro settimane. La traduzione stessa dei salmi, per quanto elegante, spesso si allontana dal senso cristologico della Vulgata (es. le lettere maiuscole, la parola "unto" sostituisce sempre Christus ecc.). E ciò a danno della vita spirituale del chierico stesso. Per non parlare di certi inni italiani, brutti e senza metrica (talvolta con poco senso) che certo non fanno fare ai giovani chierici alcuna "esperienza" di bello né di trascendente. Quanti preti forse non pregano nemmeno più il Breviario oggi? Ciò è ancora materia di peccato mortale!
Non parliamo del Rosario, in alcuni seminari persino bandito o guardato con sospetto. Eppure egli è l'arma che difende, un potentissimo baluardo nella lotta spirituale e più ancora un mezzo privilegiato per entrate nell'intimità di Dio e gustare i suoi divini Misteri.
Il Rosario va recitato tutti i giorni, è uno dei mezzi più importanti e più efficaci nella vita di ogni buon prete. E come il breviario, è una sorta di armatura che difende dalle tentazioni intra et extra.
Pochi sono i libri in circolazione per lettura spirituale e meditazione. All'imitazione di Cristo e alla Pratica di amare Gesù Cristo (s. Alfonso) si sono sostituiti e si propinano i vari vescovi e teologi alla moda ma tremendamente infetti di eresia e protestantesimo... Ma questo passa sotto le mentite spoglie della lectio divina tanto alla moda.
Non insegnando più ai chierici le arti della lotta spirituale (es. gli scritti dello Scupoli), automaticamente non si insegna più il valore inestimabile della VIRTU' ANGELICA, attraverso la quale i leviti dovrebbero risplendere come astri nella notte, e per conservare la quale bisogna, oltre che amarla appassionatamente, lottare per difenderla, custodirla e accrescerla; conosciamo bene le drammatiche conseguenze che la cronaca scandalistica ci presenta a cadenze regolari per aver abbandonato nei seminari l'amore per la virtù della purezza!
Ora -è il pensiero malvagio di taluni - è meglio formare pretini da oratorio, surrogato degli assistenti sociali, che confessori e santi. Il primato dei giovani preti alla moda è quello del fare, a scapito della contemplazione, vero fondamento della pratica pastorale, nota come ortoprassi. In alcune realtà troviamo preti dappertutto tranne che a casa loro e, quel che è peggio, in chiesa e nel confessionale.
Sono i risultati VOLUTI della riforma dei seminari: tagliare, nella coscienza di tanti più chierici possibile, ogni riferimento di trascendente e di eternità, vera cifra della loro missione.
Questo non è tutto quello che ci sarebbe da dire circa le lacune dei seminari, è solo una rapidissima panoramica che meriterebbe di essere approfondita.
2) carrierismo.
Il voler scalare le vette della carriera ecclesiastica. I vari teologi progressisti sono sempre ben lieti di far vedere come dopo il Vaticano II si sia sostituito il concetto di potestates con quello più politicamente corretto di munus. Salvo poi esercitare e ambire ad un potere arbitrario e dispotico.
3) clericalismo radical- chic.
Quante volte si sente dire che dopo gli anni '60 "finalmente la Chiesa ha imparato a stare al passo con gli uomini, ha smesso di emettere condanne, ha incominciato a mettersi al servizio del popolo di Dio..." e altre espressioni insignificanti tipo queste.
(A parte il fatto che gente come il Curato d' Ars sono la dimostrazione dell' ESATTO CONTRARIO).
Eppure, questi pastori, sono gli stessi che esercitano un potere repressivo e dispotico, completamente autoreferenziale, spesso ai danni di quei fedeli (e di quei preti) che umilmente e in retta intenzione e coscienza, fanno presente alcune contraddizioni o chiedono qualche aiuto in più (tipo la celebrazione della Santa Messa tridentina). Se avessero chiesto lo spazio per un CONVEGNO DI CHIRURGIA GINECOLOGICA ESTETICA (vedi articolo precedente!) forse sarebbero stati accontentati!
Ma questi sono poi quei pastori che parlano di "servizio", di "munus" e di tanti altri bei concetti astratti e collettivi; sono gli stessi che amano i bagni di folla ma che a quattr' occhi sanno far valere tutto il peso della loro giurisdizione.
Altro che clericalismo pre- conciliare!
4) pauperismo VS povertà di spirito.
La seconda è una beatitudine del Vangelo, la prima un vizio nefasto che fa tanto male alla Chiesa forse più delle altre piaghe. Il pauperismo riguarda particolarmente i rapporti tra l'uomo e Dio attraverso un mal interpretato senso e uso della liturgia. Esso diventa sciattoneria, trascuratezza, confusione.
Un esempio:
Andando in udienza o in un ricevimento dove sono presenti le più alte cariche istituzionali di uno stato, ogni uomo di buon senso (anche la Pulzella, che pure è monarchica) non si sognerebbe minimamente di presentarsi con i capelli unti e la peggior camicia che ha nel guardaroba di fronte al capo dello stato. Non serve andar molto lontano per vedere quanta semplicioneria e trascuratezza a certe Messe, condite di pauperismo, più ideologico che reale. D' altronde Cristo era povero -dicono-, sarebbe un insulto ai poveri usare una bella pianeta o un bel calice. Sono la sua carne! Poi però, fuori di chiesa lo stesso prete radical- chic che fa tanto lo schizzinoso e lo sdegnato contro la Tradizione, è lo stesso che manovra un bell' i-phone di ultima generazione (che spesso costa di più di una bella pianeta), tanto per fare un esempio (alla Pulzella non mancano gli esempi in questo senso).
Tante chiese e basiliche ospitano mense e dormitori, ma gli spazi infiniti dei musei vaticani continuano ad ospitare solo statue e quadri (e per entrare eccome se si paga)!
Se tutte le curie diocesane pubblicassero i bilanci annuali delle spese e le voci dettagliate delle stesse ne vedremmo delle belle! Eppure l'unico ambito dove DEVE prevalere povertà e semplicità è la Santa Messa.
IL PROBLEMA, radicalmente, è un altro:
è la poca fede nella Presenza reale! Se tutti i Pastori avessero la consapevolezza di essere difronte al Re del Cielo (espressione tanto cara a Giovanna d'Arco), sarebbero i primi a renderGli quel culto che per virtù di giustizia Gli spetta: suum cuique!
Ancora una volta, dovremmo prendere esempio dal buon Curato d'Ars, privatamente tanto dimesso e semplice da sfiorare l'indigenza, in chiesa tanto più solenne e ricercato quanta era la sua fede che dentro il tabernacolo ci stesse -sono parole sue- il Buon Dio, pronto a dare udienza a tutti quelli che ricorrono a Lui notte e giorno.
5) un buonismo oltre la carità.
Come riferivamo in un precedente articolo, la Carità è una virtù ordinata dalla logica e perciò è sempre intrinsecamente collegata alla Verità.
La situazione odierna ci pone difronte ad un buonismo semplicistico, che per sua natura non opera alcuno sforzo conoscitivo che tenda alla conoscenza della verità e che si apra alla giustizia. E', di contro, il frutto maturo di un radicato RELATIVISMO conoscitivo (gnoseologico) che impone - tout curt- una drammatica sospensione del giudizio. Sul piano pratico dunque, ci pone su una accoglienza "smodata" (sine modo) di idee (eresie, errori), di comportamenti (prassi errate, tipo comunione a chi non possiede le caratteristiche per riceverla) e di persone (immigrazione fuori controllo).
Questo tipo di buonismo, tanto travestito da caritatevole filantropia e apparentemente tanto innocuo, produce nella Chiesa effetti devastanti, facendola allontanare dalla sua missione profetica di annunciatrice della Verità.
6) invisibilità
Un paragone:
Un Carabiniere o qualsiasi appartenente alle forze dell'ordine è ben orgoglioso di rappresentare con la sua divisa lo stato che serve; eppure tanti preti, in barba alle disposizioni del vigente Codice di di ritto canonico, sembrano vergognarsi del loro ruolo e della loro identità, vergognosi di rappresentare nel mondo un "Regno" che è ultramondano, pavidi di essere "gli Araldi del gran Re", secondo le espressioni suadenti del Poverello di Assisi.
Perché la crisi nella chiesa?
Prima di parlare del "pusillus grex" è bene qui affrontare per punti quelle che riteniamo essere le "crepe" che minano dall'interno la solidità dell'edificio Chiesa. Fatto questo, affronteremo poi come il fedele si debba comportare alla luce di queste considerazioni.
Partiamo dalla base:
1) la formazione nei seminari.
La formazione nei seminari, negli anni dopo il Concilio, ha via via perso la sua fisionomia di essere un tempo di preparazione, di "ascolto della voce dello Sposo". Ora, NON ESISTE UN GRAN SANTO CHE NON SIA PRIMA UN GRANDE UOMO; per dirla difficile, ci vuole una solida antropologia teologica. Ossia, ad una buona riuscita nel ministero sacerdotale, occorrono almeno due cose essenziali: grande preparazione culturale e grande preparazione spirituale. Andiamo con ordine.
Un gigantesco campanello d'allarme è la scomparsa (pressoché totale e malcelata) della lingua latina dal piano degli studi, salvo forse qualche blanda infarinatura per salvare l'apparenza (a questo proposito basti pensare a quei cardinali - parole del card. Ravasi - che non hanno capito un tubo delle dimissioni di Benedetto XVI mentre egli parlava). Questo sembrerebbe un dato insignificante, salvo poi che molto del tesoro della Chiesa sia racchiuso in questa lingua e RIMANE non tradotto e alle volte non traducibile. QUESTA E' UNA SCELTA MALVAGIA E PIANIFICATA (quella di aver eliminato il latino dal percorso degli studi) per impedire anche a quei chierici migliori di attingere alle fonti della tradizione della Chiesa e servirsene per il bene delle anime. Sfido chiunque a trovare giovani preti che siano, non dico bilingui, ma almeno autosufficienti nella comprensione di questa lingua.
Chi scrive sa e ha visto cosa significhi in un esorcismo o nella lotta contro il demonio usare il Rituale Romanum piuttosto che quei testi annacquati nelle varie lingue vernacole; questo, state tranquilli, non lo dice mai nessuno!
Hanno privato i giovani preti della possibilità di accedere a tutto quel bagaglio di sapienza che forma la "lotta spirituale", la teologia mistica e ascetica, la vera liturgia ecc. ecc.! Tutto questo a scapito delle anime!
Ancora, la formazione culturale è fragile, priva di un'ossatura filosofica, teologica e apologetica seria e solida. Non dico di tornare agli studia humanitatis (che peraltro farebbero un gran bene), ma almeno avere chiari i fondamenti della dottrina Cristiana. Quante volte capita di sentire nelle prediche grossolani errori di Cristologia che a loro volta saltano fuori da errori nel corretto uso della ragione (filosofia) più grossolani ancora!? Alla Pulzella è capitato di sentire tali prediche!
In secondo luogo, pochissima preparazione spirituale.
Secondo Giovanni XXIII, cinque dovrebbero essere i pilastri della vita di un chierico:
- la santa Messa
- il breviario
- la corona (Rosario quotidiano)
- la meditazione
- la lettura spirituale
Qui non parleremo della Messa, ne tratteremo altrove. Parleremo del Breviario però, almeno di quello che ne resta, ossia la Liturgia delle Ore.
Nessuno lo sa, o pochissimi almeno, ma sono stati persino espunti tre salmi (57 82 108), perché il loro carattere imprecatorio non era ritenuto conforme alla mens dell'uomo contemporaneo, al suo modo di sentire insomma, come se la parola di Dio vada bene o meno secondo le mode e le stagioni (Gesù, da buon ebreo, praticava l'intero salterio settimanalmente). E sezioni di altri salmi, tipo il 109, tolte per gli stessi motivi. Naturalmente se ne accorge solo che ha dimestichezza col precedente Breviarium romanum scritto in latino: dunque pochissima gente. Il salterio spalmato in quattro settimane. La traduzione stessa dei salmi, per quanto elegante, spesso si allontana dal senso cristologico della Vulgata (es. le lettere maiuscole, la parola "unto" sostituisce sempre Christus ecc.). E ciò a danno della vita spirituale del chierico stesso. Per non parlare di certi inni italiani, brutti e senza metrica (talvolta con poco senso) che certo non fanno fare ai giovani chierici alcuna "esperienza" di bello né di trascendente. Quanti preti forse non pregano nemmeno più il Breviario oggi? Ciò è ancora materia di peccato mortale!
Non parliamo del Rosario, in alcuni seminari persino bandito o guardato con sospetto. Eppure egli è l'arma che difende, un potentissimo baluardo nella lotta spirituale e più ancora un mezzo privilegiato per entrate nell'intimità di Dio e gustare i suoi divini Misteri.
Il Rosario va recitato tutti i giorni, è uno dei mezzi più importanti e più efficaci nella vita di ogni buon prete. E come il breviario, è una sorta di armatura che difende dalle tentazioni intra et extra.
Pochi sono i libri in circolazione per lettura spirituale e meditazione. All'imitazione di Cristo e alla Pratica di amare Gesù Cristo (s. Alfonso) si sono sostituiti e si propinano i vari vescovi e teologi alla moda ma tremendamente infetti di eresia e protestantesimo... Ma questo passa sotto le mentite spoglie della lectio divina tanto alla moda.
Non insegnando più ai chierici le arti della lotta spirituale (es. gli scritti dello Scupoli), automaticamente non si insegna più il valore inestimabile della VIRTU' ANGELICA, attraverso la quale i leviti dovrebbero risplendere come astri nella notte, e per conservare la quale bisogna, oltre che amarla appassionatamente, lottare per difenderla, custodirla e accrescerla; conosciamo bene le drammatiche conseguenze che la cronaca scandalistica ci presenta a cadenze regolari per aver abbandonato nei seminari l'amore per la virtù della purezza!
Ora -è il pensiero malvagio di taluni - è meglio formare pretini da oratorio, surrogato degli assistenti sociali, che confessori e santi. Il primato dei giovani preti alla moda è quello del fare, a scapito della contemplazione, vero fondamento della pratica pastorale, nota come ortoprassi. In alcune realtà troviamo preti dappertutto tranne che a casa loro e, quel che è peggio, in chiesa e nel confessionale.
Sono i risultati VOLUTI della riforma dei seminari: tagliare, nella coscienza di tanti più chierici possibile, ogni riferimento di trascendente e di eternità, vera cifra della loro missione.
Questo non è tutto quello che ci sarebbe da dire circa le lacune dei seminari, è solo una rapidissima panoramica che meriterebbe di essere approfondita.
2) carrierismo.
Il voler scalare le vette della carriera ecclesiastica. I vari teologi progressisti sono sempre ben lieti di far vedere come dopo il Vaticano II si sia sostituito il concetto di potestates con quello più politicamente corretto di munus. Salvo poi esercitare e ambire ad un potere arbitrario e dispotico.
3) clericalismo radical- chic.
Quante volte si sente dire che dopo gli anni '60 "finalmente la Chiesa ha imparato a stare al passo con gli uomini, ha smesso di emettere condanne, ha incominciato a mettersi al servizio del popolo di Dio..." e altre espressioni insignificanti tipo queste.
(A parte il fatto che gente come il Curato d' Ars sono la dimostrazione dell' ESATTO CONTRARIO).
Eppure, questi pastori, sono gli stessi che esercitano un potere repressivo e dispotico, completamente autoreferenziale, spesso ai danni di quei fedeli (e di quei preti) che umilmente e in retta intenzione e coscienza, fanno presente alcune contraddizioni o chiedono qualche aiuto in più (tipo la celebrazione della Santa Messa tridentina). Se avessero chiesto lo spazio per un CONVEGNO DI CHIRURGIA GINECOLOGICA ESTETICA (vedi articolo precedente!) forse sarebbero stati accontentati!
Ma questi sono poi quei pastori che parlano di "servizio", di "munus" e di tanti altri bei concetti astratti e collettivi; sono gli stessi che amano i bagni di folla ma che a quattr' occhi sanno far valere tutto il peso della loro giurisdizione.
Altro che clericalismo pre- conciliare!
4) pauperismo VS povertà di spirito.
La seconda è una beatitudine del Vangelo, la prima un vizio nefasto che fa tanto male alla Chiesa forse più delle altre piaghe. Il pauperismo riguarda particolarmente i rapporti tra l'uomo e Dio attraverso un mal interpretato senso e uso della liturgia. Esso diventa sciattoneria, trascuratezza, confusione.
Un esempio:
Andando in udienza o in un ricevimento dove sono presenti le più alte cariche istituzionali di uno stato, ogni uomo di buon senso (anche la Pulzella, che pure è monarchica) non si sognerebbe minimamente di presentarsi con i capelli unti e la peggior camicia che ha nel guardaroba di fronte al capo dello stato. Non serve andar molto lontano per vedere quanta semplicioneria e trascuratezza a certe Messe, condite di pauperismo, più ideologico che reale. D' altronde Cristo era povero -dicono-, sarebbe un insulto ai poveri usare una bella pianeta o un bel calice. Sono la sua carne! Poi però, fuori di chiesa lo stesso prete radical- chic che fa tanto lo schizzinoso e lo sdegnato contro la Tradizione, è lo stesso che manovra un bell' i-phone di ultima generazione (che spesso costa di più di una bella pianeta), tanto per fare un esempio (alla Pulzella non mancano gli esempi in questo senso).
Tante chiese e basiliche ospitano mense e dormitori, ma gli spazi infiniti dei musei vaticani continuano ad ospitare solo statue e quadri (e per entrare eccome se si paga)!
Se tutte le curie diocesane pubblicassero i bilanci annuali delle spese e le voci dettagliate delle stesse ne vedremmo delle belle! Eppure l'unico ambito dove DEVE prevalere povertà e semplicità è la Santa Messa.
IL PROBLEMA, radicalmente, è un altro:
è la poca fede nella Presenza reale! Se tutti i Pastori avessero la consapevolezza di essere difronte al Re del Cielo (espressione tanto cara a Giovanna d'Arco), sarebbero i primi a renderGli quel culto che per virtù di giustizia Gli spetta: suum cuique!
Ancora una volta, dovremmo prendere esempio dal buon Curato d'Ars, privatamente tanto dimesso e semplice da sfiorare l'indigenza, in chiesa tanto più solenne e ricercato quanta era la sua fede che dentro il tabernacolo ci stesse -sono parole sue- il Buon Dio, pronto a dare udienza a tutti quelli che ricorrono a Lui notte e giorno.
5) un buonismo oltre la carità.
Come riferivamo in un precedente articolo, la Carità è una virtù ordinata dalla logica e perciò è sempre intrinsecamente collegata alla Verità.
La situazione odierna ci pone difronte ad un buonismo semplicistico, che per sua natura non opera alcuno sforzo conoscitivo che tenda alla conoscenza della verità e che si apra alla giustizia. E', di contro, il frutto maturo di un radicato RELATIVISMO conoscitivo (gnoseologico) che impone - tout curt- una drammatica sospensione del giudizio. Sul piano pratico dunque, ci pone su una accoglienza "smodata" (sine modo) di idee (eresie, errori), di comportamenti (prassi errate, tipo comunione a chi non possiede le caratteristiche per riceverla) e di persone (immigrazione fuori controllo).
Questo tipo di buonismo, tanto travestito da caritatevole filantropia e apparentemente tanto innocuo, produce nella Chiesa effetti devastanti, facendola allontanare dalla sua missione profetica di annunciatrice della Verità.
6) invisibilità
Un paragone:
Un Carabiniere o qualsiasi appartenente alle forze dell'ordine è ben orgoglioso di rappresentare con la sua divisa lo stato che serve; eppure tanti preti, in barba alle disposizioni del vigente Codice di di ritto canonico, sembrano vergognarsi del loro ruolo e della loro identità, vergognosi di rappresentare nel mondo un "Regno" che è ultramondano, pavidi di essere "gli Araldi del gran Re", secondo le espressioni suadenti del Poverello di Assisi.
Accidempoli! Aveva detto che avrebbe affilato i denti, ma caspita, lame di rasoi.....lei ha perfettamente ragione, hanno tolto volutamente il latino perché esso non lo gradisce e loro farebbero di tutto per esso, che in taluni esorcismi, continua a schiumare di rabbia per la presenza del proprietario di quelle sante mani col rosario da lei postato in foto, ma non si possono dire certe cose, sia mai. Mi conceda un piccolo excursus avendo frequentato il liceo classico non tantissimi anni fa, ho studiato greco e latino con ottimi insegnanti e me la cavo, ho poi inviato nella stessa scuola mio figlio e.....mi sono cadute le braccia e, mi creda, la scuola è ancora di livello assai elevato rispetto a tanti altri sedicenti licei, che dire? In te speravi, Domine, non confundar in aeternum. In attesa della seconda parte, la ringrazio per la parresia, vera, non ad usum indocti.TB.
RispondiEliminaGrazie, carissimo! la parresia della pulzella è dettata solamente dalla Carità e dall'amore per la Verità. Non ha altre motivazioni che queste. Per quanto riguarda il liceo classico, come istituzione, è caduto rovinosamente di livello e serietà, ma come dicevamo altrove, è una sapiente manovra voluta e pianificata ad bene gubernandim populum!
RispondiEliminaGrazie, e speriamo in un po' di notorietà per la voce della Pulzella!